Se da un lato il tempo è un fattore fondamentale per intervenire tempestivamente nella fase acuta cioè quando si manifestano i sintomi dell’ictus come afasia e perdita di equilibrio, dall’altra gioca un ruolo altrettanto importante la prevenzione. Infatti, bisogna giocare d’anticipo per evitare il peggio. La stragrande maggioranza delle ischemie cerebrali può essere prevenuta agendo sui singoli fattori di rischio.

Le persone che hanno un’elevata pressione arteriosa cioè soffrono di ipertensione, hanno una maggiore probabilità di sperimentare l’ictus. Lo stesso vale per la fibrillazione atriale cioè un ritmo irregolare del cuore, il muscolo principale dell’organismo che permette al sangue di circolare e raggiungere tutti gli organi, cervello compreso. Occorre che le persone anziane che spesso presentano problemi e patologie cardiovascolari di questo tipo siano seguite costantemente da familiari o da una valida badante a Roma che possa chiamare i soccorsi in casi estremi.

Inoltre, il colesterolo alto è uno dei principali nemici da combattere. È un grasso di origine animale che si trova nella carne, nei latticini e in una piccola percentuale anche nel pesce che tende a depositarsi nelle arterie restringendo il passaggio per il sangue. Chi soffre di iperglicemia e diabete, si ritrova con un alto altro fattore di rischio dell’ictus.

Di pari passo con l’aumento di colesterolo nel sangue, bisogna parlare anche del sovrappeso e della sedentarietà. Sono entrambi modificabili agendo sugli stili di vita; in altre parole, il movimento aiuta a ridurre il sovrappeso e l’accumulo di grasso pericoloso sia per il cuore che per il cervello. Inoltre, il fumo di sigaretta e risulta molto dannoso perciò meglio interrompere i dati immediatamente questa cattiva abitudine nemica della salute. Infine, bisogna anche ritagliare un po’ di tempo per parlare della familiarità. Vale a dire che se in famiglia ci sono stati dei parenti che hanno avuto ischemie e ictus, aumenta la probabilità di sperimentare episodi acuti.

Naturalmente, questi risultano dei consigli di carattere generale poiché la valutazione vera e propria del fattore di rischio è sempre rimandata all’esame del neurologo che può implementare con migliori e specifiche misure preventive.

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